Giusta causa licenziamento, le disposizioni della Cassazione

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Giusta causa licenziamento Cassazione, uno degli ultimi casi

licenziamentoNella sentenza n. 2904 del 13/02/105 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il ricorso inoltrato da una Società automobilistica, che avendo rilevato comportamenti scorretti da parte di un dipendente, aveva provveduto al licenziamento disciplinare.

Nel caso in oggetto il lavoratore, nell’ambito di una linea di assemblaggio dello schienale anteriore, aveva deliberatamente immesso nei tubi “Protech” carte e altro materiale di risulta. A sua difesa, il dipendente aveva sostenuto che queste sue azioni fossero degli “scherzi” rivolti all’addetta ai controlli, una condotta che non farebbe parte delle istanze disposte dal contratto collettivo nazionale di lavoro per il licenziamento.

La questione è comprendere se esistono elementi sufficienti per rendere legittimo il licenziamento per giusta causa. Questa si realizza in circostanze che pur non implicando inadempimenti da parte del lavoratore mettono in discussione il rapporto fiduciario costitutivo del rapporto lavorativo. Ragione che rende impossibile la continuazione della relazione lavorativa.

La giusta causa è del resto una materia molto delicata e complessa, uno dei principali oggetto di approfondimento del portale specializzato licenziamento.org. Vediamo quindi tutte le istanze che possono realizzarsi.

Licenziamento per giusta causa, quando si realizza

Dal punto di vista giuridico le ragioni che possono rappresentare una giusta causa per il licenziamento sono:

  • Falso infortunio e falsa malattia del dipendente
  • Violazione del patto di non concorrenza
  • Scorretto uso dei permessi per ex legge 104/92
  • Falsa timbratura del cartellino
  • Perdita dei requisiti CIG (Cassa Integrazione Guadagni)
  • Rifiuto ingiustificato e reiterato del dipendente ad eseguire la prestazione lavorativa
  • Abbandono ingiustificato del posto di lavoro da parte del dipendente, con conseguente messa in mancanza di sicurezza degli impianti e possibile mancanza di incolumità delle persone
  • Insubordinazione
  • Rifiuto del dipendente a riprendere il lavoro dopo che è stata constatata l’insussistenza di una malattia con una visita medica fiscale
  • Il dipendente lavora per terzi durante il periodo di malattia e questa attività pregiudica la pronta guarigione e il ritorno al lavoro
  • Il dipendente, durante l’esercizio delle sue mansioni sottrae beni all’azienda
  • Il dipendente ha una condotta extralavorativa penalmente rilevante e idonea a far venir meno il vincolo fiduciario.

Licenziamento giusta causa sentenze

Per tornare al caso che abbiamo esaminato, la Suprema Corte ha rilevato che il comportamento del dipendente avrebbe potuto condurre a una potenziale lesione d’immagine dell’impresa. Un orientamento confermato da diverse sentenze della Corte Suprema:

Il comportamento di un funzionario di banca, consistente in reiterate violazioni di regole organizzative e di istruzioni precise dell’istituto, essendo lesivo dell’immagine della banca verso i clienti e fonte di pericolo e di rischio per la stessa attività creditizia e concretandosi in fatti rivelatori della abituale inosservanza della normativa, pregiudica profondamente ed irreparabilmente il vincolo di fiducia e legittima il licenziamento per giustificato motivo soggettivo del lavoratore”.

Cassazione civile sez. lav., 3 dicembre 1991 n. 12938.

La condotta del dipendente, volta a denigrare l’ immagine dell’ azienda può costituire giusta causa di licenziamento allorquando si sia in in presenza di una molteplicità di episodi che, oltre ad esprimere un’ intensità complessiva maggiore dei singoli fatti, delinei una persistenza che è di per sé ulteriore negazione degli obblighi del dipendente, ed una pontenzialità negativa sul futuro adempimento di tali obblighi”.

Cassazione, Sezione lavoro, sentenza 14 settembre 2007, n. 19232.

Impugnazione licenziamento

In merito alla sentenza che ha dato l’avvio a questo nostro approfondimento, i giudici hanno posto in evidenza il mancato animus iocandi. Il comportamento del lavoratore si configura, a detta dei magistrati, come un grave inadempimento degli obblighi di diligenza e correttezza che invece devono essere presenti in ogni rapporto lavorativo. Si è prodotto un “grave nocumento morale o materiale per l’azienda”. Queste ragioni hanno permesso di definire legittimo il licenziamento del dipendente.

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