Cosa significa essere freelance?

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freelanceFreelance’ è un termine inglese che indica il libero professionista, il lavoratore indipendente, autonomo, che non è legato ad alcuna azienda e che eroga servizi e prestazioni lavorative per vari soggetti.

Sempre più persone si orientano per questa scelta di vita professionale nel proprio settore di operatività e per realizzare la propria ambizione. Ma quali sono i consigli per diventare freelance professionisti che possiamo tenere a mente se vogliamo prendere in considerazione questa opportunità?

Innanzitutto inquadriamo le categorie di professionisti che potrebbero voler divenire dei freelancer. Si tratta di traduttori, copywriter, designer, consulenti, content manager, marketing specialist, programmatori, informatici, fotografi etc… che trovano in questa forma di lavoro una risposta alle loro esigenze e aspettative.

Sicuramente chi decide di prendere questa via deve sviluppare una mentalità orientata all’autonomia e cercare di cogliere le occasioni e di incrementare il proprio giro di affari.

La professionalità di un free lancer è importante e va curata nei dettagli per avere sempre spunti di ingaggio.

Certamente lavorare come freelance ha dei vantaggi ma anche degli aspetti meno semplici da gestire.

La fortuna di questa tipologia di lavoro sta nel guadagno che si riesce ad ottenere e dal tipo di regime fiscale applicato.

Chi commissiona al freelance un lavoro lo fa perché può pagare semplicemente il servizio singolo offerto dal consulente. L’unico obbligo per chi commissiona è la partita IVA, ma per il resto non vi sono indennizzi né contributi.

La caratteristica principale del freelance è quella di operare per più clienti, senza alcun contratto che lo leghi al “datore di lavoro” o che regolamenti il suo rapporto lavorativo.

Come ci si deve regolare se si è freelance con il fisco e per il pagamento delle tasse o dei contributi?

Il freelance percepisce un reddito e deve quindi pagare le tasse, essere in regola con il fisco. Se si ha intenzione di avviare un’attività (aprire uno studio o una propria agenzia), si può aprire una p.IVA. Se il guadagno non supera un certo tetto, si può non pagare l’IVA o detrarla dagli acquisti. Entro una soglia si è quindi esonerati dal pagamento dell’IVA.

Se invece il guadagno supera la soglia limite prevista, se arriva fino a 10.500€ annuali, l’IVA deve essere versata secondo le norme previste, ovvero pari al 20% del guadagno.

Per chi non percepisce un guadagno troppo elevato, la finanziaria del 2008 ha introdotto un regime fiscale il regime dei minimi che deve essere indicato nella compilazione di inizio attività.

Il regime dei minimi prevede alcune norme:

  • un guadagno inferiore ai 30.000€ annuali
  • non assunzione di dipendenti
  • non aver speso in beni un importo maggiore di 15.000€.


Inoltre vi sono delle agevolazioni in merito all’Irpef, all’IRAP, è possibile detrarre i contributi per la pensione ed essere esonerati da ogni tipo di adempimento riguardante l’IVA.

Fino a 5000 euro all’anno di guadagno chi lavora come freelance non ha obblighi di pagamento né per le tasse né per l’IVA. Se si superano i 10.000 euro all’anno allora vale la pena aprire una Partita Iva. L’apertura della p.IVA ha dei vantaggi, come ad esempio la detrazione delle spese sul reddito (spese detraibili per vari acquisti, come programmi per pc, cancelleria, libri). La p.IVA, però, comporta alcuni oneri fiscali come INPS, IVA. iscrizione alla camera di commercio etc…

Non è tutto rosa e fiori in effetti quando si ha a che fare con un’attività autonoma.

Chi opera come freelance deve considerare il proprio guadagno annuo; l’erogazione di lavoro con contratto atipico; il regime previdenziale più opportuno alla sua condizione.

Sicuramente ci si può confrontare con un professionista commercialista per capire quale sia il regime fiscale più adatto. E soprattutto se ci si può esentare dall’IVA o se si ha diritto ai regimi minimi.

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