Stando a quanto affermano gli ultimi dati elaborati dall’Istat, nel mese di settembre, la produzione industriale del nostro Paese risulta essere calata di -1,3% su base mensile, compensando quasi perfettamente l’incremento che invece era stato rilevato. La flessione riflette la forte contrazione del comparto energetico (-6,3%), ma anche quella della produzione di beni intermedi e beni strumentali (2,0%); di contro, solamente la produzione di beni di consumo durevoli sembra essere cresciuta nel periodo in considerazione.
L’Istat ha altresì specificato che l’indice corretto per gli effetti di calendario è del +2,4% sopra i livelli di un anno prima, manifestando pertanto un rallentamento rispetto a quella che è la dinamica tendenziale media del periodo gennaio – settembre.
Chiarito quanto sopra, nonostante la flessione di settembre, nel terzo trimestre dell’anno la produzione cresce di 1,4% trimestre su trimestre, e dovrebbe perciò aver contribuito positivamente alla crescita del Prodotto interno lordo. L’Istat ribadisce altresì che tutti i settori – eccetto tre (raffinazione, elettronica e utilities) – si sono mantenuti in una condizione di crescita tendenziale.
Complessivamente, il quadro così tratto risulta essere peggiore delle attese, mostrando che il balzo di agosto era largamente imputabile a fattori erratici (come la produzione elettrica) o comunque ad irregolarità dei fattori stagionali.
La flessione che è stata riscontrata nel mese di settembre sta lasciando un’eredità sfavorevole al trimestre in corso (-0,5% trimestre su trimestre), che potrebbe vedere un contributo del comparto industriale alla crescita del Prodotto interno lordo nullo o anche negativo.
È anche vero che le indagini congiunturali stanno suggerendo che la ripresa economica è in corso, è destinata a continuare nel quarto trimestre dell’anno, ma potrebbe essere condizionata da fattori erratici, come già avvenuto nel corso del recente passato.