La cessione del quinto: cos’è e come funziona

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Si chiama cessione del quinto un particolare tipo di prestito per dipendenti, nel quale le rate sono rappresentate da un quinto dello stipendio netto. Questo tipo di finanziamento offre alle banche interessanti garanzie, cosa che le porta ad accordarlo quasi sempre ai suoi clienti.

Come funziona

Come si può leggere anche sul sito prestitotipendentik.com, la cessione del quinto è un tipo di finanziamento che non ha alcun tipo di legame con la motivazione per cui servono i contati ottenibili. In pratica si può richiedere la cessione del quinto nel caso in cui si desideri acquistare una casa per la famiglia, ma anche quando servono dei contanti in banca, per le spese quotidiane o per saldare un altro debito. Le rate sono fissate a un quinto dello stipendio netto, quindi non incidono in modo pesante sul bilancio familiare, anche se rendono in alcuni casi circoscrivono le possibilità di richiesta del prestito: in generale un prestito non si può restituire in tempi maggiori ai 20-25 anni, quindi la cifra richiedibile con la cessione del quinto è totalmente dipendente dallo stipendio che si riceve ogni mese. Le banche sono in genere propense ad accordare questo tipo di prestito, in quanto si basa su solide garanzie, ossia sul lavoro del debitore. Inoltre le banche sfruttano anche il vantaggio di ricevere i pagamenti direttamente dal datore di lavoro: non si rischia che il debitore spenda i soldi della rata in modo diverso, portando a ritardi sui pagamenti.

Il tipo di lavoro dipendente

La cessione del quinto è ottenibile sia per i lavoratori a tempo indeterminato, sia per i lavori a tempo determinato. In questa seconda situazione però ci sono delle importanti limitazioni: la restituzione del debito dovrà avvenire entro il termine del contratto di lavoro. Questo implica anche che la richiesta di denaro sarà particolarmente bassa, soprattutto nel caso in cui il contratto di lavoro sia in scadenza.

Ulteriori garanzie

Quando si richiede un prestito con cessione del quinto le banche tendono ad accordarlo quasi sempre, anche perché ottengono ulteriori garanzie. Nel momento in cui il lavoratore dovesse licenziarsi, o in ogni caso quando il suo contratto di lavoro dovesse essere sciolto, per qualsiasi motivo, la banca si può rivalere per la restituzione del debito sul TFR. Anche in caso di morte del contraente il prestito alcune clausole possono prevedere questo: gli eredi non potranno ottenere il TFR del defunto.

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